In questi giorni girano sms e WhatsApp di richieste urgenti di sangue. State attenti sono solo bufale. Leggete questo articolo pubblicato su Fidas nazionale qualche tempo per chiarire la cosa.


Quando cominciai la mia collaborazione in FIDAS non conoscevo bene il
mondo della donazione del sangue. Ero uno di quei “donatori
occasionali”: per diversi anni avevo donato il sangue perché qualcuno me
l’aveva chiesto per un parente, un amico, o un amico di un amico.


Dovendo iniziare una nuova esperienza professionale mi buttai quindi
in una full immersion informativa su tutto quanto potesse permettermi di
svolgere il mio lavoro. E ricordo di aver letto un articolo scritto dal
presidente nazionale su NOI IN FIDAS dal titolo “Ma chi è il vero mostro?”.
Protagonista il povero Riccardo, un bambino ricoverato in gravissime
condizioni per una leucemia fulminante e bisognoso di urgenti
trasfusioni. Per lui un tam tam di SMS (qualche anno fa
ancora non si messaggiava in Whatsapp) che si erano diffusi a macchia
d’olio su tutto il territorio nazionale. Con correlato senso di colpa
nel caso in cui non si fosse diffuso ulteriormente il messaggio “se la
fermi (riferito alla catena di solidarietà) sei un mostro senza cuore”.
Guai quindi a interrompere questo giro di SMS (a pagamento!), chi di noi
vuole sentirsi un mostro.


Tratto da NOI IN FIDAS del 2010


Ma a guardar bene il povero Riccardino poteva anche essere additato
come un caso scientifico degno di studio, in quanto è bastato ben poco
per capire che fosse “in fin di vita” da anni. Infatti, come notava
l’autore dell’articolo, il messaggio girava ormai da tempo e il numero
di telefono da contattare per informazioni era inesistente. Insomma una
bufala. Creata da chi? Perché? Il presidente nazionale FIDAS rispondeva
alle domande concludendo il suo scritto con l’invito a non dar credito a messaggi di questo tipo.


Confesso che all’inizio rimasi piuttosto infastidito dal fatto
raccontato. Anche perché da “uomo della porta accanto” di fronte a
messaggi simili, anch’io magari avrei pensato di andare a donare il
sangue, di non rimanere inerme di fronte ad una richiesta di aiuto.
D’altronde non si chiede di mettere mano al portafoglio, ma di tendere
un braccio per un bambino….


Qualche tempo dopo mi capita nuovamente di leggere sui giornali
l’avvio di una catena simile e, con l’esperienza maturata nel tempo ho
colto l’occasione per ricordare che non funziona così (o almeno non
dovrebbe). E ancora durante l’inverno scorso e, tanto per gradire anche
questa mattina.


MessaggiBufala1


E allora cosa facciamo quando riceviamo messaggi di questo tipo? La
prima cosa è non dargli credito, perché sono tutte rigorosamente
bufale. Le richieste non vengono fatte in questo modo. È vero che alcune
associazioni inviano dei messaggi ai donatori, ma lo fanno
personalmente agli iscritti, senza dare indicazioni sul ricevente.
Quando si crea una situazione di emergenza, ossia quando la nonna deve
operarsi o quando il mio amico ha bisogno di sangue in seguito ad un
incidente, è il Servizio Sanitario nazionale che garantisce
l’approvvigionamento. E lo fa operando in sinergia con le Associazioni e
Federazioni di donatori di sangue che, a partire da una programmazione
delle necessità, organizzano il reperimento e la chiamata del donatore
di sangue. A volte alcuni cittadini hanno raccolto un invito anonimo,
giunto tramite la catena inviata dal conoscente dell’amico del cugino di
quarto grado, e si sono recati all’ospedale più vicino per donare il
sangue. E il sangue non è un bene di scambio che può essere usato sulla
base di questo tipo di indicazioni…della serie “sono venuto a donare per
Mario Rossi e voglio che il mio sangue vada a lui”. Altrimenti i
Servizi Trasfusionali e le Unità di Raccolta si trasformerebbero solo in
centri di smistamento. Tanto vale spedire direttamente una sacca di
sangue a casa di Mario.


Dopo non aver dato credito ai messaggi bufala, se ancora non lo
siete, provate ad informarvi su come diventare donatori. Le notizie in
rete non mancano e i siti delle Associazioni dei donatori forniscono
indicazioni in modo esaustivo. Chissà che non sia l’occasione non per un
gesto sporadico, ma per una sana consuetudine che farà bene agli altri e
soprattutto a voi stessi.


Fonte: Cristiano Lena – Responsabile Comunicazione FIDAS Nazionale articolo del 1 Settembre 2015