Fidas Altavilla VicentinaGli articoli del PellicanoNotizie dal Provinciale

L’entusiasmo della vita. La voglia di metterci la faccia, di essere in prima linea con il proprio impegno, di dare il buon esempio, ma senza troppo vantarsene. È l’identikit di Martina Giovanna Chichierchia, poco più che maggiorenne e già convinta donatrice di sangue.

 

La sua storia è accomunata a quella del papà Michele, presidente della Zona 4 di Fidas Vicenza, che lo scorso marzo ha celebrato un importante traguardo: la 150a donazione di sangue. Ed al suo fianco c’era Martina, braccio a braccio, nel vero senso della parola, per effettuare la prima donazione. Con lei ripercorriamo le motivazioni del suo impegno e cerchiamo di conoscere un po’ meglio l’universo dei giovani, spesso accusati di non avere ideali e di molto altro…

 

Come hai deciso di diventare donatrice di sangue?

“La scelta di diventare donatrice è dipesa innanzitutto dall’essere vissuta in casa con due donatori, i miei genitori, che mi hanno mostrato quanto importante fosse intraprendere questa strada per aiutare altre persone. In parte è dipeso dal vedere il costante impegno che mio padre metteva non solo nell’andare a donare ma anche nell’entrare nell’ambito dirigenziale di quello che è il mondo della Fidas. Infine, sicuramente da una mia propensione, più o meno innata, nel voler far star bene gli altri, qualsiasi siano le modalità”.

 

Quanto ha influito la “carriera” di donatore di tuo padre nella tua scelta?

“Inevitabilmente la “carriera” di papà ha influito su quella che è oggi la mia visione della donazione, senza di lui probabilmente non avrei avuto gli strumenti, almeno inizialmente, per avvicinarmi a questo mondo alla mia giovane età. È stato un esempio fondamentale per quello che è ad oggi questa scelta di vita”.

 

Cosa significa per una giovane ragazza essere impegnata su questo fronte?

“Essere impegnata su questo fronte significa comprendere maggiormente una realtà poco conosciuta in generale, ma soprattutto dal mondo giovanile. Fare la donatrice significa anche interessarsi a quelle che sono le problematiche che gli ospedali vivono a causa della mancanza di sangue e comprendere il ruolo importante che ognuno di noi ricopre”.

 

In che modo suggeriresti ai tuoi coetanei di seguire le tue orme?

“Il modo in cui suggerirei ai miei coetanei di donare è mostrando loro quante vite possono essere salvate con un loro gesto, quanto una semplice mattinata passata nei centri per le donazioni possa cambiare la condizione medica di altre persone. Mostrare loro che donare alla fine è un gesto semplice”.

 

Più cuore o ragione nel diventare donatori di sangue?

“Io penso più cuore. È lui che mi ha spinto dove sono ora, nel prendere questa decisione. Aiutare gli altri non può che riempirti il cuore di gioia, lasciarti una sensazione positiva, di contentezza per il gesto compiuto. La ragione è per altri campi”.

E quando diventerai “grande”, troverai ancora il tempo?

“Non posso esserne sicura, ma sicuramente ci proverò. Potrei anche allontanarmi da Vicenza, ma questo non mi impedirà di voler dare una mano attraverso una donazione. La solidarietà è un valore che mi risulta molto familiare ed ignorarlo non sarebbe da me”.

 

Come convinceresti a donare chi ha paura dell’ago?

“Ognuno ha le proprie paure, inevitabilmente. Anche a me non fa impazzire avere un ago in vena, tuttavia la consapevolezza dell’importanza di quanto stai facendo, porta via ogni minimo dubbio. Io tendenzialmente cerco di pensare ad altro, non guardare e fila tutto liscio. La paura è qualcosa su cui bisogna lavorare per essere poi pronti ed evitare problemi durante la donazione. Per quanto la salute altrui sia importante, lo è anche la nostra”.

 

Come ci si sente dopo aver effettuato una donazione di sangue?

“Dopo aver donato ci si sente un po’ svuotati, deboli e non al meglio. Tuttavia, la consapevolezza che arriva dopo ti rincuora e ti fa apprezzare quel momento. Mentre sei al ristoro, recuperando le forze, e ripensi a quanto appena fatto, non puoi non essere grata per avere la possibilità di renderti utile per gli altri”.

 

Tre motivi, per cui… “donare sangue significa salvare una vita”… 

“Il primo motivo è che, soprattutto in seguito alla pandemia, negli ospedali c’è carenza di sangue, tale condizione fa sì che il nostro gesto risulti essenziale per salvare qualcuno. Il secondo motivo è che il sangue è la nostra linfa vitale e la mancanza di esso, a causa di problemi o in seguito ad incidenti, può risultare mortale. Il terzo motivo è che più persone donano maggiore è la possibilità di trovare abbastanza sangue dello stesso gruppo sanguigno e così salvare una vita”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenti sul post